CULTURA &TEMPO LIBERO

 
 
 

SCIENZA E FILOSOFIA

 
HOME DEL DOSSIER
La domanda

Storia delle idee

Filosofia minima

Siamo egoisti o altruisti?

di Lara Ricci

Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
27 settembre 2009


Leggendo i giornali in questi tempi si può essere portati a pensare che il giudizio morale non abbia alcun valore nella nostra società. Non è ciò che mostrano alcuni studi, come quello di Daniel J. Rankin e Franziska Eggimann pubblicato sui «Proceedings of the Royal Society B»: la reputazione, in una collettività, è molto importante. La fiducia, concessa solo a chi si comporta tenacemente bene, porta benefici per tutti. Il complesso lavoro dei ricercatori di Harvard e dell'Università di Berna può essere spiegato, a grandi linee, in modo semplice. Analizza la reciprocità indiretta: il sostegno dato agli individui in base alla loro reputazione e non, ad esempio, per scambio di favori. Attraverso una simulazione con 250 persone, i due studiosi hanno esaminato il comportamento di un gruppo verso chi agiva generosamente (aiutava qualcuno), chi si guadagnava una cattiva fama (infischiandosene degli altri), e gli effetti di ciò sul benessere della comunità.

Ebbene, come già la saggezza popolare aveva intuito, le azioni meschine rimarrebbero più a lungo nella memoria rispetto a quelle nobili. Ci vuole molto tempo per "perdonare", per tornare a sostenere chi si è comportato male. D'altro canto la buona reputazione non dura a lungo, basta un'azione gretta per cancellarne molte altruiste. Questo differente modo di valutare le buone e le cattive azioni, che non si annullano semplicemente a vicenda e che è sbilanciato nella condanna delle condotte negative, creerebbe un circolo virtuoso, soprattutto quando sostenere gli altri costa molto. Chi aiuta è infatti sempre più aiutato, mentre chi pensa solo a se stesso è rapidamente emarginato (non aiutare chi ha una cattiva reputazione non danneggia la propria). Tale sistema stimola la cooperazione e dunque migliora la società.

Il vivere in gruppo, perciò, con i suoi meccanismi, ci stimola a mostrarci altruisti. Che dire però della nostra vera natura? «Come è umano lei...» sibilava, fra lo sconcerto della platea, Paolo Villaggio. Ma gli uomini sono davvero "umani"? Siamo esseri generosi (nonostante i nostri geni egoisti)?


La risposta
Per secoli l'uomo ha avuto una pessima opinione di se stesso. Molte società si credevano composte da esseri aggressivi, violenti, portati a commettere atti spregevoli se non adeguatamente moderati, imbrigliati, indottrinati. L'idea degli ominidi crudeli cacciatori di belve (e donne) non ha migliorato la nostra immagine.

Ancor meno è stata utile la cattiva interpretazione da parte del grande pubblico dell'efficace metafora utilizzata da Richard Dawkins nel titolo del primo libro che lo ha reso celebre: Il gene egoista. Questo è avvenuto nonostante tutti gli sforzi fatti dal biologo inglese per far sì che l'egoismo de gene - da lui teorizzato come espressione figurata perché chiaramente il gene non pensa né ha coscienza - non si riflettesse su tutto l'organismo.

A questo proposito si può leggere il saggio dello psichiatra statunitense Randolph M. Nesse, divertente già dal titolo: "Perché un sacco di gente dotata di geni egoisti è abbastanza carina, fatta eccezione per il suo odio per Il gene egoista" Why a lot of people with selfish genes are pretty nice except for their hatred of the selfish gene.

I tentativi di stabilire la portata dell'altruismo nel genere umano, e del perché questo si sia sviluppato, dividono ancora i ricercatori. Darwin stesso ci rifletté in L' origine dell'uomo e la selezione sessuale. Tuttavia, diversamente da quel che si possa immaginare, le scoperte e le teorie nate negli ultimi anni in campo biologico consentono un grande miglioramento della nostra autostima.

Innanzitutto un comportamento altruistico e disinteressato, o addirittura costoso per chi lo offre (a volte il costo può essere la vita), pare proprio esistere in natura, e non solo nell'uomo. È frequente soprattutto in specie con strutture sociali complesse come, per esempio, i bistrattati vampiri, ma anche negli uccelli, nelle scimmie, persino negli insetti sociali, come api, formiche, termiti (si veda a questo proposito l'interessante voce della Stanford encyclopedia of philosophy "altruismo biologico").

"Altre scoperte nel campo dell'antropologia, delle scienze sociali e delle neuroscienze convergono nel mostrare che gli esseri umani sono naturalmente predisposti per essere gentili e socievoli, non crudeli e violenti" sintetizza C. Robert Cloniger, psichiatra, professore di genetica e direttore del Center for Well-Being della facoltà di medicina dell'Università di Washington e autore di Feeling Good: The Science of Well-Being.

  CONTINUA ...»

27 settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-